Confprofessioni: Intervista a Guglielmo Emanuele – Presidente SINGEOP

Rassegna Stampa

Nel nuovo contesto caratterizzato dai cambiamenti climatici, qual è il ruolo del Geologo?

Fonte: Linkedin

Studiare geologia permette di osservare il nostro Pianeta e l’ambiente da una prospettiva unica. Cosa vedono oggi gli occhi di un geologo? Come sta il nostro territorio?

Una meravigliosa avventura che coinvolge chi ama, con convinzione, una scienza che non ha pari.

Scegliere di studiare questa disciplina, significa essere predisposti ad osservare con attenzione e modestia la natura. Un’armonia che ha bisogno di un costante equilibrio, per convivere con tutte le varianti che potrebbero compromettere una tranquilla convivenza tra gli ospiti del nostro Pianeta.

Agli occhi attenti del Geologo non sfugge la presunzione dell’uomo che ha compromesso, nell’ultimo secolo, quella sperata stabilità che ha sconvolto l’esistenza dell’intero Pianeta.

Certamente l’incidenza del cambiamento climatico ha prodotto danni peggiori rispetto al recente passato.

Rischio idrogeologico, vulcani, terremoti, coste a rischio sommersione, in Italia non manca nulla. Alle bellezze paesaggistiche si affianca un territorio fragile e delicato. Perché si continua a parlare troppo poco di geologia e gestione del territorio?

Valutare il potenziale rischio idrogeologico è materia del geologo che valuta e monitora suolo e sottosuolo in ambiente idrico ed idrogeologico. È questo il principio ispiratore della Commissione Dissesto Idrogeologico Permanente di Confprofessioni, costituita nel 2015 e presieduta dal Singeop.

Piace ricordare che la Terra è un gigante che dorme e mentre riposa si gira e si rigira per gli stimoli esterni che riceve.La Terra è un grande ecosistema, dove ogni piccola modifica ha un’influenza pesante sulla stabilità e l’armonia di questo mondo.

Nel 2015 l’UNESCO ha dichiarato tutti i geoparchi, ben 120 in 33 Paesi, patrimonio dell’Umanità. Dunque, l’Italia vanta altri 10 nuovi siti UNESCO e con questa determinazione, implicitamente, anche la GEOLOGIA è patrimonio dell’Umanità! In questo contesto sarebbe auspicabile recepire l’accorato messaggio di Papa Francesco espressamente riportato in “Laudato sì”.

Quanto i cittadini sono consapevoli e a conoscenza del contributo che la geologia può dare in termini di prevenzione, pianificazione e monitoraggio? 

Attraverso il nostro sito www.singeop.it, già dal 2014, portiamo a conoscenza l’indispensabile e insostituibile figura del geologo affinché gli utenti, addetti ai lavori e non, possano conoscere e diffonderne le notizie. Per quanto riguarda la prevenzione, come sempre auspicato dal nostro sindacato, è garantita solo con la presenza stabile di geologi negli Enti Locali, per assicurare la sicurezza del costruito e delle persone che vi abitano.

Il geologo collabora alla pianificazione territoriale tramite la valutazione dei pericoli e dei rischi geologici (terremoti, eruzioni vulcaniche, alluvioni, frane) e alle valutazioni di impatto delle opere umane sull’ambiente (suolo e sottosuolo, acqua, aria). Come è cambiata la professione negli ultimi anni?

Corre l’obbligo di fare chiarezza sul ruolo esercitato da ogni singolo tecnico interessato alla redazione di un Piano Urbanistico Comunale. Il geologo, l’architetto o l’ingegnere sono definiti singolarmente “progettisti” e specialisti, ognuno per la propria parte, ai sensi del D.M.17.01.2018 e la loro unica funzione rappresenta una fondamentale importanza di sviluppo urbanistico e sicurezza sia del territorio, sia dei futuri interventi di carattere costruttivo, in ragione di una corretta valutazione d’impatto ambientale.

È affidato al Geologo il delicato compito di effettuare una valida pianificazione urbanistica comunale, più brevemente detta PUC. Di fatto le aree destinate, secondo gli indirizzi politici, ad interventi costruttivi, sono oggetto di studio per la salvaguardia idrogeologica – nuove impermeabilizzazioni, salvaguardia idraulica, interferenza con la rete idrografica, zone esondabili etc.

Con la diffusione della pianificazione urbanistico-ambientale della PA, dei comuni e delle province c’è sempre più bisogno della consulenza e degli studi di fattibilità dei geologi. Possiamo dire che è una professione in crescita?

È preminente la figura del geologo per la redazione di un progetto finalizzato alla pianificazione urbanistica ed ambientale, in rispetto del Decreto – Legge 28 maggio 2004, n. 136, che ha certamente prodotto buone occasioni anche per la mia categoria professionale, esercitando un ruolo essenziale nella gestione del territorio. Tutto ciò potrebbe produrre buoni effetti sia per la PA sia per il libero professionista se il rapporto tra le due parti avesse tempi brevi, rispetto alla lungaggine burocratica attuale.

Il nostro Paese ha bisogno di una radicale modifica nella gestione della cosa pubblica, accogliendo l’offerta che gli viene fatta dalle forze sindacali, disponibile ad affiancare la Pubblica Amministrazione per informare e formare i funzionari al fine di rendere possibile un servizio sociale, accorciando tempi che producono danni economici sia alla PA sia ai liberi professionisti.

Ciò nonostante, possiamo dire che sì, la professione del geologo libero professionista, è in crescita.

Il percorso formativo prevede la laurea triennale, specialistica o il master che permettono il superamento dell’esame di Stato e l’accesso alla sezione geologi junior o senior. Quali consigli darebbe ad un giovane studente che sta studiando per diventare geologo?

Il sistema del conseguimento della laurea breve o triennale avrebbe dovuto facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro. Come ha accertato la Corte dei conti, la riforma non ha prodotto i risultati attesi né in termini di aumento dei laureati né in termini di miglioramento della qualità dell’offerta formativa. Al contrario ha generato una eccessiva frammentazione e una moltiplicazione dei corsi di studi.

Quello che suggeriamo è una sostanziale riforma universitaria sul modello degli atenei europei che nel corso di laurea, una volta informati sulla opportunità formativa offerta dalle facoltà, provvedono a fornire indirizzi specialistici, riconosciuta la singola propensione per una determinata qualificazione.

Quindi, ancor prima di dare consigli, bisogna informare i giovani e uscire da un sistema economicamente basato su un’assistenza senza sbocchi occupazionali. Abbiamo in progetto d’istituire un’alta scuola di specializzazione per indirizzare in modo adeguato un giovane laureato in Scienze Geologiche. Lo richiede l’Europa e ne abbiamo riscontro dai nostri quotidiani rapporti con la European Federtion of Geologists (EFG), alla quale il nostro sindacato è aderente con funzione, tra l’altro, di istruire e valutare le richieste dei nostri colleghi per l’acquisizione del titolo di Eurogeologo.

Molto del lavoro del geologo si svolge sul campo. Quali skill e quali competenze sono utili per affrontare al meglio questa professione?

Definisco il geologo “un ricercatore di una verità mai assoluta”. Il lavoro di campo è una componente importante della geologia. Circa il 90% della nostra attività è destinata a viaggiare e lavorare in un ambiente esterno allo scopo di raccogliere dati e campioni necessari per condurre ricerche ed esperimenti.

I dati acquisiti in campagna sono gli elementi indispensabili per la redazione di cartografie tematiche che non sono altro che la lettura della natura, della sua formazione e dei suoi continui processi di modellazione.

Per raggiungere un rapporto di nodo è richiesta una notevole competenza tecnica che si diversifica nelle varie applicazioni della geologia. Per questo gli obiettivi formativi specifici per questa classe di laurea oltre a richiedere una solida preparazione nelle discipline di base e nelle loro interrelazioni, presuppongono la padronanza degli strumenti per l’aggiornamento delle conoscenze.

I filoni lavorativi che si aprono ad un giovane laureato sono 4: il campo libero-professionale, quello della ricerca e della didattica, l’assunzione in aziende private e da qualche anno la sempre maggiore richiesta da parte di enti pubblici. Quali sono i pro e i contro per il giovane che sceglie la libera professione? 

Scegliere di svolgere una libera attività professionale, è oggi un atto eroico per un giovane professionista che tende ad ottenere una tranquilla occupazione da dipendente nella PA o presso aziende private.

Il patto di stabilità di fatto penalizza l’Ente pubblico ad assumere personale. Si pensi all’impossibilità di talune realtà locali che non riescono ad assumere personale in sostituzione di funzionari andati in pensione, per mancata copertura finanziaria. È evidente che la perdurante situazione che attualmente viviamo penalizza la libera attività professionale che rappresenta il vero motore culturale per il nostro Paese e non solo. Il dipendente non sempre sente il bisogno di alimentare il proprio sapere, perché le sue aspettative di carriera tendono ad incrementare una burocrazia che soddisfa il sistema dell’Ente di appartenenza.

Diversa è la realtà del libero professionista che ha la necessità di aggiornarsi per accrescere il proprio sapere a servizio della comunità.

Da un lato il numero di laureati in geologia non riesce a soddisfare la richiesta da parte di enti e imprese. Dall’altro la nascita di nuovi percorsi di studio toglie terreno alla figura del geologo. Cosa occorre fare per ridare il giusto valore a questa professione?

Questa è una realtà che abbiamo più volte denunciato ai vari direttori di dipartimento delle Facoltà di Scienze Geologiche presenti in Italia. Molte sono le opportunità che favorirebbero il geologo che sceglie una posizione occupazionale presso Enti anziché imprese. Abbiamo anche sollecitato il Consiglio Nazionale dei Geologi al fine di rendere operativo un tavolo di concertazione per affrontare questa spinosa vicenda che vede sempre più impoverito il numero di iscritti alla Facoltà di Scienze Geologiche che danneggiano la nostra categoria a favore di neonate facoltà che hanno solo il sapore di creazione di nuovi poteri.

Un vecchio sondaggio del 2015 fotografava una situazione assai critica per il geologo donna. Ben il 92% delle donne percepiva la disuguaglianza di genere. A distanza di anni, lo scorso novembre, è stata eletta la prima donna alla guida di un organo cartografico nazionale. È il segnale di cambiamento?

Nella mia personale esperienza politica ed esercizio di responsabilità decisionale già dal 1972 ho operato nel cambiamento di posizioni verticistiche a favore delle donne.

Mettere a confronto uomini e donne è un semplice sistema per premiare la meritocrazia, indipendentemente dal sesso. Le mie colleghe, inserite nel Consiglio Nazionale del sindacato, occupano posizioni verticistiche nell’ambito di rapporti sociopolitico con le istituzioni pubbliche.

Fuori dalla polemica che ha visto dibattiti anche sull’uso dell’articolo che precede il nome Presidente del Consiglio dei Ministri, i risultati elettorali sono già un cambiamento.

Perché un giovane dovrebbe iscriversi a Singeop?

Il successo ottenuto negli ultimi tempi, ha visto il Singeop crescere numericamente e culturalmente, questo è il primo segnale di una scelta, non obbligata, di far parte di una famiglia, come quella dei geologi.

Il giovane fa una scelta strategica nel momento in cui decide di aderire ad un sindacato datoriale, perché vede in questa struttura l’opportunità di crescere culturalmente e professionalmente mediante un processo osmotico che garantisce informazioni utili promosse dagli studi professionali aderenti al nostro sindacato.

Cresce l’interesse in quanto il Singeop con la sua adesione a Confprofessioni e alla European Federation of Geologists (EFG), consente di beneficiare di canali privilegiati con le istituzioni e avere voce.