Una rivoluzione culturale contro il dissesto idrogeologico

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di Guglielmo Emanuele, presidente Singeop

Tutto ebbe inizio con l’abrogazione della legge 183/89 che, a partire dagli anni 2003-2004, ha segnato un passo indietro verso una politica territoriale aggressiva e sconsiderata, vanificando ogni iniziativa di Difesa del Suolo e svuotando le risorse del Ministero, non solo sul piano finanziario, persino su quello delle idee e della affidabilità. A distanza di dieci anni, il dissesto idrogeologico in Italia è un’emergenza dimenticata, come l’aggressione di aree geomorfologicamente instabili o rese tali da quartieri, strade, infrastrutture (pure di grande importanza strategica) che hanno moltiplicato a dismisura le condizioni di pericolosità, vulnerabilità e rischio dell’ambiente e dei cittadini. Certo, il problema è di natura tecnica; ma oltre alla geologia coinvolge la sicurezza dell’intero Paese e, quindi, tutti hanno il dovere di occuparsene e portare il loro contributo. Per questo motivo Singeop e Confprofessioni hanno acceso un faro sull’annosa questione, istituendo la Commissione Permanente Dissesto Idrogeologico di Confprofessioni.

Tante sono le giornate di sensibilizzazione sulla prevenzione dei dissesti attraverso la pianificazione e non si contano i dati, le statistiche, interventi di esperti, gente comune, politici, amministratori, rappresentanti sindacali… Sono maturi i tempi per una vera “rivoluzione culturale” volta essenzialmente alla conservazione del territorio.

Il problema è essenzialmente educativo ed per questo che necessita la più vasta partecipazione. Spetta in primo luogo al mondo politico l’emanazione di una legge appropriata, ma, nella realtà, di leggi ce ne sono tante, spesso ridondanti, di difficile interpretazione ed applicazione. Si tratta piuttosto di individuare le “figure responsabili”, coinvolte nel processo di salvaguardia del territorio, fissare i loro compiti e le loro responsabilità, predisporre le fasi progettuali ed esecutive, i documenti accessori che devono elencare tutti i compiti da assegnare ai diversi soggetti interessati. Si tratta di mettere mano a un Piano nazionale dei prevenzione e contrasto al dissesto idrogeologico. Non c’è più tempo da perdere, dal momento che è impensabile fornire una soluzione definitiva  per la tutela del territorio, per la sicurezza e il benessere dell’uomo.